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Monte Hellman: cinema a doppia corsia

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Monte Hellman: cinema a doppia corsia     Rivisto in televisione, L’uomo di Laramie di Anthony Mann suscita domande circa la traccia lasciata da ineccepibili artigiani del genere, la cui rilevanza è fuori discussione ma, ai giorni nostri, non più ricordati quanto certi eponimi maestri; ciò, forse, anche a causa di topoi come il registro sentimentale, i quali – benché richiesti dall’assunto – ne ammorbidiscono le opere apparentandole a più modesti prodotti. Nel caso di Monte Hellman, scomparso il 20 aprile, la critica deve far i conti con un aspetto insolito, inedito alla sua apparizione: lo scardinamento dell’unità narrativa spazio-temporale, assorbita in un unicum  che è cerchio dall’inizio alla fine. Non occorre altro. Ciò cui s’assiste è un congegnato  frame  narrativo che non necessita di artificiosi stratagemmi o roboanti orpelli da decadente confezione  studio system . Un’icasticità che nell’industria di serie B, perlopiù snobbata e altresì garanzia di cinema fatto con intelligen