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Rivincita di una “colpevolezza”: ENNIO

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Rivincita di una “colpevolezza”: Ennio  Sarebbe stato imperdonabile buttar giù quattro banalità commemorative, il giorno in cui Morricone è scomparso: era necessario, prima, sentire che la magna opera del maestro – l’amore e la passione alla ricerca d’una sperimentazione ogni volta maggiore, lungo un intero arco esistenziale – non fosse cessata di colpo con la sua morte. Perché, come insegnava Fellini, il sogno ha bisogno di continuare e, cosa buona e giusta, la parola “fine” non deve spezzare l’incanto. Tanto più se si tratta del milieu musicale e di un autore a cui molto deve il cinema tout court , q uello internazionale e non solo italiano: quello che tardivamente ha realizzato di non avergli riconosciuto per tempo la debita grandezza. Undicesimo lungometraggio di un Tornatore non al suo primo documentario, Ennio è la testimonianza di quanto sia possibile coniugare le due citate ragioni, offrendo al pubblico la possibilità di udire un’ultima volta la voce (umana) di Morricone,