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L’isola di Mulligan

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L’isola di Mulligan  Ancora una volta risulta impossibile introdurre un cineasta americano senza citare il compianto Franco La Polla, che definisce Robert Mulligan un mestierante tra i più seri e onesti del ventennio Sessanta-Settanta. “Pur senza grandi pretese”, affermava, e tuttavia rispettoso della lezione linguistica del genere classico quanto nell’impiego di spunti e assunti, ora introspettivi ora sofferti, delicato persino all’interno di apparati sorprendentemente violenti. Si preferirebbe, argomentando del regista newyorchese, non cadere nella disamina del periodo, che suonando oggi probabilmente contestualizzata, stigmatizza cineasti di minor rango quali artigiani alla ricerca del facile portafoglio. Se tale considerazione, a suo tempo, nutriva forse qualche ragione nel non riconoscere firme di personalità dietro produzioni prettamente commerciali, non si può ribadirlo per Mulligan, per il quale realmente si dovrebbe parlare d’uno  strano incontro , o meglio:  strano mondo ,