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Visualizzazione dei post da luglio, 2018

Jeanne, gli occhi che (non) sorrisero

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Jeanne, gli occhi che (non) sorrisero  “ Ogni volta che me la immagino a distanza la vedo che legge non un giornale ma un libro, perché Jeanne Moreau non fa pensare al flirt ma all’amore.” FRANÇOIS TRUFFAUT La sensualità non è una semplice componente di Les amants , uno dei primi titoli della Nouvelle Vague, ma il suo elemento basilare: sicché, quando il film esce, si dubita che possa ottenere il visto censura oltre i confini francesi. Si tratta del secondo lavoro realizzato da Louis Malle con l’allora compagna Jeanne Moreau, nel ruolo di un’impenitente adultera. Ugualmente però, nell’immaginario collettivo, non ci si è ancora separati dal fotogramma d’apertura di Ascensore per il patibolo , prima collaborazione tra i due: un primissimo piano sugli occhi malinconici e sommessi della protagonista al telefono che, come ne La voce umana di Cocteau, immediatamente catturano lo spettatore imponendogli di seguire per un’ora e mezza una figura solitaria – lei pure fedifraga –

Vendetta (fin troppo) privata: DOGMAN

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Vendetta (fin troppo) privata: Dogman  Tralasciamo il caso della Magliana, perlomeno nei termini di ricostruzione filologica che sono la prassi del film-inchiesta. Tralasciamo il polverone sollevato dai familiari di chi vi era coinvolto, i quali, ritenendosi strumentalizzate vittime di una spettacolarizzazione del fattaccio, ne hanno vanamente tentato il boicottaggio. E tralasciamo infine come l’inaspettato successo del film, e la conseguente riesumazione del caso, abbiano fatto da cornice ai molti premi ricevuti, tra i quali il Palmarès a Marcello Fonte nel ruolo del Canaro. Ciò che anzitutto s’impone allo spettatore è il desolante scenario che Matteo Garrone, giunto con Dogman alla sua nona fatica, offre di una Roma periferica assai poco solare, quasi sempre livida e patinata di luci lugubri (la fotografia è dell’ottimo Nicolaj Brüel), in sintonia col modesto negozio di toelettatura per cani del protagonista. E il fatto che alcuni personaggi del film, in primis la

Sapore di Vanzina

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Sapore di Vanzina  Spendere tempo e parole su un cineasta come Carlo Vanzina, scomparso la scorsa estate, implica ragionare su due fattori. Il primo e probabilmente il più importante riguarda il tentativo di rivalutazione a beneficio d ’ una produzione che, da qualsiasi parte la si voglia esaminare, è un a diretta conseguenza della commedia italiana: è cosa nota che Carlo e il fratello sceneggiatore Enrico, figli di Steno, vi compirono i primi passi al fianco di Monicelli, Risi, Sordi, cercando di ricalcarne le orme. Eppure – e qui sta il paletto – umori e malumori che di quella formula erano gli ingredienti-base svelavano la mendacità d ’ un boom economico di volta in volta svergognato nei propri egoismi, meschinità e contraddizioni, fungendo da forte controindicazione. Effetti collaterali e assuefazioni di un Paese che, nella filmografia vanziniana, non solo non camuffava il proprio becerume, ma fieramente vi si riverberava: nella realtà l’egoismo interessato avrebbe già

Villaggio saluta e se ne va

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Villaggio saluta e se ne va  Inventariare tutto ciò che Paolo Villaggio ha rappresentato nella storia dello spettacolo e del costume nazionale è impresa da far tremare le vene ai polsi. E alla sua dipartita, inevitabilmente, c ’ è chi si è diviso tra congedi semplici e commossi e chi non ha resistito a sciorinare sentimenti empatici di assortito ordine e grado, dalle reazioni ai commenti, dalle interpretazioni alle polemiche. Con l ’ ovvio risultato che tutti, indistintamente e chissà se per l ’ ultima volta, abbiamo detto ciascuno la propria su una personalità che nel bene e nel male ha lasciato un forte segno nell ’ immaginario collettivo. Da quasi mezzo secolo il milieu fantozziano è assurto a ritratto-etichetta del Paese, a grottesco simulacro di una realtà che avrebbe avuto tutto il tempo per concretizzare le pieghe di quell ’ Assurdo – letterario prima, cinematografico poi – e trascendere in esiti sociali e politici che forse neanche Villaggio aveva previsto, prima che le