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Visualizzazione dei post da ottobre, 2019

“Sedicicorto”, l’ultima sfida

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“Sedicicorto”, l’ultima sfida  Giunto alla sedicesima edizione e tenutosi dal 4 al 13 ottobre, il “Sedicicorto International Film Festival” di Forlì si conclude con discreto successo, grazie soprattutto a una giornata finale ricca di ospiti e ad un palmarès prestigioso, atto a premiare titoli eccellenti. A uscirne vera vincitrice, però, è l’evidente crescita della kermesse romagnola, ormai sempre più stabile nella rosa dei rilevanti eventi di settore in Italia e in Europa. Il segreto, con buona probabilità, risiede in un gioco di cifre m ai come quest’anno significative per la manifestazione che celebra il cinema breve: 240 le opere selezionate provenienti da 125 paesi, delle quali 164 in competizione e 76 fuori concorso, selezionate tra le 5108 sottoposte al comitato del festival. Numeri record, testimonianti l’importanza che l’evento forlivese va assumendo nel panorama internazionale.  Chi scrive non spenderà molte parole sul noto ed arduo compito cui il direttore Gianluc

Storie d’ordinaria mitomania: BOROTALCO

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Storie d’ordinaria mitomania: Borotalco  Tra i giochi che si fanno quando si ama un artista e lo si mitizza, specie uno la cui opera è parte del commento musicale della vita, c’è quello d’individuarne il brano che meglio ne afferri lo sguardo sul mondo. Come se l’eccentricità d’un piccolo uomo alle prese con la quotidianità e il malessere fosse già contenuto in versi e note, a suggerire fughe verso un incerto infinito. Qualcosa di fronte a cui si misurano la memoria generazionale e la sua colonna sonora. L’amore di Carlo Verdone per la musica, condivisa dall’intera generazione del suo momento storico, non è un mistero: lo dimostra una filmografia attraversata da brani, interpreti, autori, col rock che brilla da ogni sfaccettatura, dagli artisti anni Sessanta nel juke-box di Compagni di scuola agli sleghi di Jimi Hendrix di Maledetto il giorno che t’ho incontrato , sino al techno-pop di Sono pazzo di Iris Blond . Ma è in Borotalco che l’ excursus generazionale conosce la sua buo