“Sedicicorto”, l’ultima sfida

“Sedicicorto”, l’ultima sfida 


Giunto alla sedicesima edizione e tenutosi dal 4 al 13 ottobre, il “Sedicicorto International Film Festival” di Forlì si conclude con discreto successo, grazie soprattutto a una giornata finale ricca di ospiti e ad un palmarès prestigioso, atto a premiare titoli eccellenti. A uscirne vera vincitrice, però, è l’evidente crescita della kermesse romagnola, ormai sempre più stabile nella rosa dei rilevanti eventi di settore in Italia e in Europa. Il segreto, con buona probabilità, risiede in un gioco di cifre mai come quest’anno significative per la manifestazione che celebra il cinema breve: 240 le opere selezionate provenienti da 125 paesi, delle quali 164 in competizione e 76 fuori concorso, selezionate tra le 5108 sottoposte al comitato del festival. Numeri record, testimonianti l’importanza che l’evento forlivese va assumendo nel panorama internazionale. Chi scrive non spenderà molte parole sul noto ed arduo compito cui il direttore Gianluca Castellini e il suo staff sono chiamati a far cernita, faticando non poco; certo è che le sezioni di cui la rassegna forlivese è costituita, da “Cortoinloco” all’internazionale “Movie”, si riconfermano tese a illustrare non tanto un prodotto, quanto una manifestazione di altissimo livello. Nondimeno, non saremmo corretti se non segnalassimo, a mo’ di coronamento, due onorificenze che suonano come un passaggio di consegna, assegnate a tre nomi del comparto attoriale: il più rilevante, senza dubbio, è quello di Milena Vukotic, che ha ricevuto il premio alla carriera CinemaItaliano.info ed è protagonista di uno degli shorts in concorso, Il ricordo di domani, seguito da quello Generazione G – RbCasting inerente i migliori talenti del nostro cinema, assegnato ai giovani Daphne Scoccia e Andrea Carpenzano. 
Terminato con labituale cerimonia di premiazione, che ha avuto luogo il 12 ottobre, il “Sedicicorto International Film Festival” è stato realizzato col contributo di MiBACT – Direzione Generale Cinema e audiovisivo, il MIUR, la provincia di Forlì-Cesena, il Comune di Forlì, la regione Emilia Romagna, lIntesa Sanpaolo e la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forli e della Romagna, in collaborazione con Mini e Cantine Drei Donà. Da anni selezione di caratura mondiale, nella citata sezione “Movie” il premio Luminor se laggiudica il colombiano Bajo La Sombra del Guacarí di Greg Méndez, mentre il premio del pubblico lo porta a casa la serba Tanja Brzaković, regista di God’s Will. In un secco quarto d’ora, il primo racconta di un banditore di città che, nel mezzo duna vasta zona umida, reca la notizia di alcuni cadaveri sulle rive del fiume e, nel realizzare che uno di essi era il suo migliore amico, intraprende un itinerario dai toni dolenti e tradizionali, allo scopo di rispettare una promessa che lo porta – come esplica il titolo – allombra dellalbero di Guacarí. Nel secondo, che detiene qualche vaga eco col capolavoro di Don Siegel La notte brava del soldato Jonathan, quattro suore si confrontano col più grande esame delle loro esistenze spirituali, chiamate a decidere cosa fare di un criminale di guerra trovato ferito nel bosco. Ancora, una menzione speciale merita il lavoro greco-palestino Maradona’s Legs, diretto da Firas Khoury: qui, in un villaggio palestinese durante i Mondiali di calcio del ’90, i giovani fratelli Rafat e Fadel sono alla ricerca delle “gambe di Maradona”, ossia l’ultimo adesivo mancante alla loro raccolta di figurine. Dietro l’ilare facciata si cela un apologo politico che, a cominciare dai bambini, si prefigge di parlare d’identità, ricordi, nazionalità e invita a riflettere sull’infanzia. 
A ribadire come “Movie” sia un concorso internazionale, la presenza dell’israeliano Skin, diretto da Guy Nattiv e fresco vincitore dell’Oscar, così come in “Cortitalia” troviamo a contendersi la vittoria opere trionfanti in altri lidi, da Frontiera di Alessandro Di Gregorio, che ha ottenuto il David di Donatello, a Falene diretto da Marco Pellegrino e Luca Jankovic, ultimo Nastro d’Argento nel settore. E ancora, direttamente dalla Mostra del Cinema di Venezia, Destino di Bonifacio Angius e Supereroi senza superpoteri di Beatrice Baldacci. Alla voce “ANIMALAB”, dedicata come da copione ai prodotti internazionali d’animazione, si registra la vittoria del belga Saigon sur Marne di Aude Ha Leplège, laddove il francese Repasse-moi di Ivan Rabbiosi conquista l’onorificenza del pubblico. Se nel secondo un giovane sportivo, che condivide la sua vita con un asse da stiro, è preso a modello dagli abitanti del villaggio in cui vive (finché una misteriosa nottata non rimescola le carte), nel primo un’anziana coppia, indaffarata nelle faccende domestiche, racconta alla nipotina la propria storia di vita tra Vietnam e Francia, durante la guerra; dal primo incontro all’età di vent’anni sino ai giorni nostri, sono descritti tutti i passaggi principali della loro relazione, senza trascurare l’esilio e l’immigrazione, alternando cupezze a umorismo. 
Ampio spazio è concesso al capitolo dedicato ai prodotti italiani dassortito genere, ovvero “Cortitalia”, dove il primo premio, insieme al FEDIC e a quello del pubblico, va ad Indimenticabile di Gianluca Santoni, insolita vicenda d’amore intenzionata a trascendere gabbie e pregiudizi altrui. La menzione speciale è per il menzionato Supereroi senza superpoteri, dove immagini tv riportate su un vecchio nastro e ormai sbiadite dal tempo – in realtà i ricordi della stessa autrice – fungono da personale percorso di elaborazione in cui rivive il rapporto con la madre malata. La ricerca è faticosa, i fotogrammi s’amalgamano e ricompongono assumendo significati ogni volta nuovi: ma tramite questo doloroso viaggio, non troppo dissimile da quello di Alina Marazzi in Un’ora sola ti vorrei, la Baldacci, che narra anche in prima persona, ricostruisce la propria più intima dimensione allo scopo di ritrovare quanto perduto. “In ospedale abbracciai mia madre”, confessa, “e m’accorsi che non riuscivo più a sentire il suo odore. Realizzai ciò che stavo perdendo e iniziai a cercare tra i miei ricordi d’infanzia una dimensione di conforto. Trovai delle vecchie VHS di mia madre: erano vive e forti ma rovinate dal tempo. Le immagini mi spingevano verso qualcosa che avevo dimenticato”. 
Inerente lavori di film maker emiliano-romagnoli di nascita o dadozione, il competitivo “Cortoinloco” inaugura il weekend riscontrando, come suo solito, storie del territorio, nuovi talenti dietro la cinepresa, realtà produttive che da alcuni anni portano la regione a figurare tra le meglio attive, in ambito cinematografico, del panorama nazionale. A questo giro, “Cortoinloco” si distingue particolarmente per l’anomalo L’inconveniente di avere il c..zo, firmato da Astutillo Smeriglia, addirittura conquistando il premio principale, mentre Gianluca Zonta consegue quello del pubblico con Pizza Boy. Nel primo, attraverso una comicità corrosiva e personaggi animati divenuti un piccolo cult nazionale, l’autore racconta “com’è facile rendersi conto che dietro ogni comportamento maschile c’è sempre il...”; il secondo s’incentra sulle disavventure notturne d’un consegnatario georgiano di pizze a domicilio, imbrigliato in un’umanità alla deriva, mentre la compagna sta per dare alla luce il loro primogenito. Ex aequo la menzione speciale che accoglie Memorie di Alba, diretto a quattro mani da Andrea Martignoni e Maria Steinmetz, e Butterflies in Berlin – Diary of a Soul Split in two di Monica Manganelli. Nel primo Alba ricorda come si sia invaghita di Pierino, amico del fratello Tullio, nell’Italia anni Cinquanta; nel secondo, la vita dun uomo è scandita da quattro passaggi che ne rappresentano la mutazione fisica e interiore, come altrettante sono le metamorfosi della farfalla. Ispirato a fatti e personaggi reali, il corto s’impernia sul primo transessuale operato della storia, la cui trasformazione personale fa il paio con quella storico-sociale e l’ascesa al potere di Hitler. Anch’esso racconto d’una ricerca (l’identità sessuale), Butterflies in Berlin è un assunto universale sull’autenticità e l’auto-accettazione, adibita a illustrare come l’identità di genere sia unica e complessa per ogni individuo. E ancora “Animare”, che annovera shorts d’animazione per bambini e ragazzi, omaggia un piccolo lavoro corale di taglio francese, co-diretto da Léo Brunel, Loris Cavalier, Camille Jalabert e Oscar Malet, intitolato Hors piste: qui i due migliori soccorritori alpini della regione sono pronti ad affrontare una nuova missione, senonché, nonostante la professionalità e la determinazione, le cose non vanno come previsto... 
La voce “NO+D2” comprende operine di varia qualità e di durata non superiore a due minuti, e a uscirne vincitore è Con te o senza di te di Angela Prudenzi, come pure dal concorso “Cuori al buio”, realizzato dalla Fondazione Cinema per Roma nell’ambito del progetto promosso dal Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, teso alla prevenzione e al contrasto della violenza femminile. Le immagini di videoarte e computer generated image, la voce di Pino Calabrese e il testo estrapolato da resoconti di cronaca si fondono in una ristretta manciata di minuti per trasmettere la percezione della minaccia, la disfunzione affettiva, il dolore per le vittime indifese in una minuta sciarada visionaria, sospesa tra la favola distorta e l’allucinazione, la fragilità dell’innocenza e l’irreversibilità del Male. Se la menzione speciale è per l’iraniano Bon appétit di Saman Haghighivand (qui un pasto gourmet è l’ultimo di un condannato a morte, forse ritenuto diverso da chi l’ha condannato), diventa sezione ufficiale “IranFest”, sorta di meta-kermesse interamente dedicata al cinema del Paese: il Luminor è assegnato a Farzaneh Omidvarnia per Song Sparrow, mentre il pubblico risponde applaudendo Tangle di Malihe Ghloamzadeh; la menzione speciale va a Elephant Bird di Amir Masoud Soheili e il premio France Télévisions a The Sea Swells di Amir Gholam. Song Sparrow racconta d’un gruppo di rifugiati che, in cerca d’un paese sicuro e una vita migliore, pagano un passeur per trasportarli oltre i confini in un camion-frigo: ma la gelida temperatura del veicolo trasforma le loro speranze per un avvenire migliore in una feroce lotta per la sopravvivenza. In sette minuti, Tangle è il quadretto di alcune persone indotte a uscire di casa a causa della guerra, mentre Elephant Bird è il resoconto d’un anziano in viaggio verso Kabul a bordo d’un autobus per realizzare il suo ultimo desiderio. Il pescatore del surreale The Sea Swells, infine, vive un’esistenza apparentemente semplice in una baracca in mezzo all’oceano; il confine tra incubo e realtà rischia d’indebolirsi quando l’uomo è bombardato da immagini e suoni d’una battaglia e, per trovare una misura di pace, inizia a costruire tombe per i morti di guerra. 
Mai come quest’anno, c’è da aggiungere, “Sedicicorto” è permeato da una forte componente femminile costituita dal 43% di prodotti girati da cineaste in gara e in particolare, si diceva, dal premio alla carriera a Milena Vukotic, signora del teatro e del cinema italiano: lincontro con la grande attrice si svolge all’insegna del ricordo e dell’aneddoto, lasciando che charme e dolce nostalgia calino sul discorrere una carriera gremita di autori e titoli, incluso ovviamente Fellini, il cui sodalizio comincia con Le tentazioni del dottor Antonio, segmento del corale Boccaccio ’70, per proseguire in altre due eccellenti occasioni. E ancora Risi, Lattuada, Monicelli, essendo la Vukotic un volto iconico della nostra commedia (e lei stessa sospira sorridendo, inevitabilmente dovendo spendere qualche parola per il ruolo che le ha consegnato la popolarità, quello di Pina Fantozzi); si ricorda la non facile collaborazione col “mostro sacro” Tognazzi, e sono citati Sergio Martino, Carlo Verdone, soprattutto Maurizio Nichetti che l’attrice, suo feticcio in alcuni spot anni Ottanta e in Stefano Quantestorie, ricorda con grande amicizia. Del maestro Buñuel non trascura la collaborazione nelle tre pellicole realizzate alla fine della carriera, prima di dire dell’esperienza televisiva con particolare riguardo a Il giornalino di Gian Burrasca, firmato da Lina Wertmüller, e al nazional-popolare Un medico in famiglia, durato una decina di stagioni. Da segnalare, infine, la prima edizione di “Woman in Set”, residenza artistica riservata a quattro aspiranti professioniste del cinema: una film maker, una sceneggiatrice, una montatrice e una cinematographer, ugualmente coordinate dalla regista Emanuela Ponzano e dalla sceneggiatrice Alice Rotiroti. 

Francesco Saverio Marzaduri 

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